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Agiografia del Santo

  • Immagine del redattore: Lorenzo Gianuario
    Lorenzo Gianuario
  • 11 dic 2024
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 19 dic 2024

San Giuda Taddeo, patrono della Speranza e protettore degli afflitti.



Il nome.

«San Giuda Taddeo»; di Secchi Cavallina C., Bergamo,1928
«San Giuda Taddeo»; di Secchi Cavallina C., Bergamo,1928

La memoria dell'apostolo e martire San Giuda Taddeo e della sua gloriosa figura, è rimasta offuscata nell'arco dei secoli a causa del suo stesso nome, che richiama alla mente l'altro omonimo, l'Iscariota, il Traditore.

Spesso il nome «Giuda» è stato associato all'idea di tradimento, iniquità, tanto che persino Giovanni, nel suo Vangelo, mostra un certo imbarazzo rispetto a questo nome, quando nel fare riferimento al Santo ha premura di specificare che trattasi di Giuda detto anche il «Taddeo», ossia il "magnanimo", e non l'Iscariota.


Eppure, «Juda», che nell'antica lingua aramaica significava «loderò il Signore», era un nome a quel tempo considerato fra i più belli, riferibile anche a lodevoli personaggi biblici, quali Giuda il Maccabeo, eroe dell'Antico Testamento che liberò il Tempio di Gerusalemme dall'occupazione nemica. Ciò nonostante, il culto dedicato a questo glorioso martire ha avuto nel corso dei secoli un destino ingiusto, ed il suo nome è stato fin troppe volte disprezzato e dimenticato.

Sennonché, quasi a remunerazione di tale "ingiustizia", e a motivo soprattutto dei suoi grandi meriti apostolici (a lui si deve, ad esempio, la prima fondazione della Chiesa cristiana in Armenia) tanto più il suo nome è stato trascurato, tanto più grande è stato il potere di intercessione concessogli da nostro Signore Gesù Cristo. Questo particolare potere ad egli attribuito è confermato anche da un'apparizione che ebbe Santa Brigida di Svezia nella quale il Signore stesso le parlò di San Giuda come del protettore delle cause impossibili. Innumerevoli sono infatti i miracoli e le guarigioni compiuti grazie all'intercessione del Santo, in favore di coloro che, precipitati nella sofferenza e disperazione per varie vicissitudini, si sono rivolti a lui in preghiera con sincera fede e devozione.



La parentela con Gesù.


Secondo i Vangeli, Giuda Taddeo era strettamente legato alla Sacra Famiglia, oltre che dal suo particolare zelo e la devozione per il Santissimo Redentore, da un vero e proprio vincolo di parentela secondo la carne. Egli infatti, assieme ai suoi fratelli Giacomo, Giuseppe e Simone, era figlio di Alfeo e di Maria Cleofa. Secondo quanto riporta la Storia Ecclesiastica, di Eusebio di Cesarea, Alfeo era fratello di San Giuseppe, e così anche San Giuda proveniva dalla stirpe di Davide, ed era cugino di Gesù.


S. Giuda e suo fratello, S.Simone, dinnanzi al trono di Maria Vergine e Gesù Bambino (autore ignoto)
S. Giuda e suo fratello, S.Simone, dinnanzi al trono di Maria Vergine e Gesù Bambino (autore ignoto)

Con il Santissimo Redentore, egli condivise gran parte della sua vita, vivendo in stretta vicinanza con Lui: dapprima, l'infanzia, negli spensierati momenti di gioco, più tardi, la missione dell'annuncio del Vangelo, come suo più fiero e fedele discepolo.


A sottolineare tale vincolo di parentela, l'iconografia paleocristiana, così come quella orientale, ha teso a raffigurare il Santo con tratti e lineamenti simili a quelli del Cristo. Nei dipinti e negli affreschi lo si vede infatti indossare al collo una immagine del volto di Gesù – modo operato dagli artisti per mostrare quella simbolica somiglianza fisica allusiva del reale legame di sangue che legava il Santo apostolo al Cristo Redentore.


Giuda Taddeo è anche al centro di un passo del Vangelo narrato da Giovanni. In questo episodio, durante l'ultima cena, Gesù fece promessa dello Spirito Santo ai suoi discepoli, e disse: «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete» (Gv 14, 19). Allorché Giuda Taddeo rimase perplesso per le parole del Signore, domandandosi perché mai il Messia si sarebbe manifestato soltanto agli occhi di pochi, e non del mondo.


Egli infatti, subito dopo gli chiese: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?» (Gv 14, 22). Gesù, rispose: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo da lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma è del Padre che mi ha mandato» (Gv 14, 24).


Con queste parole il Signore volle significare che il Regno di Dio non è un regno del mondo, non è una manifestazione mondana ed eclatante, com'era nelle comuni aspettative dei giudei di quel tempo, bensì è un regno del cuore, che può realizzarsi soltanto «in» Gesù, cioè «nella sua parola», che è allo stesso tempo la parola del Padre. Soltanto se si guarda alla sua parola, si può guardare e dimorare in Lui, cosicché a sua volta, Lui ed il Padre possono dimorare in noi.



Contro le false dottrine e i falsi profeti.



Icona di San Giuda Taddeo
Icona di San Giuda Taddeo

Giuda Taddeo è autore della «Lettera di Giuda», breve testo incluso nel canone biblico la cui data si stima fra il 62-67 d.C.


In quel tempo, nelle comunità cristiane si stavano diffondendo alcuni culti eretici che nulla avevano a che fare con l'autentico messaggio evangelico – come nel caso dei Nicolaiti, i quali vivevano nella totale dissolutezza, pur continuando a frequentare le liturgie cristiane.


Giuda comprende allora l'urgenza di scrivere una lettera indirizzata alle varie comunità cristiane, al fine di mettere in guardia i fedeli dai falsi dottori e falsi maestri, e da tutti coloro che mistificavano il significato delle parole del Signore.


Con tono intransigente, Giuda condanna gli eretici, i bestemmiatori e gli iniqui, ed esorta i cristiani a non condividere la tavola con loro, e di guardarsi bene perfino dal toccare la loro «veste contaminata dalla loro carne». La Lettera si conclude poi con un inno di gloria a Cristo, «a Colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia».


La sua opera di contrasto verso tutte le eresie, e i culti magici e pagani, fu da egli condotta eroicamente lungo cinquant'anni di apostolato nel vicino Oriente, ragion per cui oggi viene venerato dalla Chiesa cattolica come difensore della vera dottrina cristiana.



La leggenda del re Abgar e del Mandylion.

Secondo quanto è narrato da Eusebio di Cesarea, in quel tempo vi era un re di nome Abgar Ukama, che viveva a Edessa, nell'attuale Turchia. Egli soffriva di un male che lo avrebbe condotto presto alla morte. Giunta voce sulla fama di un uomo, detto "il nazareno" che a Gerusalemme compiva miracoli, il re mandò un suo fedele servitore per chiedere a quest'uomo di andare a trovarlo nella sua città, e guarirlo dal male da cui era affetto.


Dopo un lungo viaggio, il messo raggiunse finalmente Gesù, il quale rispose egli che non poteva recarsi a Edessa, perché doveva adempiere alla sua missione a Gerusalemme, ma promise che dopo la sua morte e resurrezione avrebbe mandato al suo posto un suo discepolo. Secondo la leggenda, tale discepolo fu proprio San Giuda, il quale portò con sé l'immagine del volto del Signore impresso su un lenzuolo.


Il re Abgar, fu guarito proprio da San Giuda Taddeo. Quando l'apostolo mostrò la santa immagine, il re volle tenerla con sé per custodirla fra le sue reliquie più preziose. Molti sono inoltre i racconti che narrano della presenza di una icona miracolosa nella città di Edessa nei secoli successivi, e tale reliquia miracolosa, detta "il Mandylion", potrebbe coincidere proprio con l'immagine del Cristo che Giuda portò con sé in quel viaggio.



Il martirio di San Giuda e San Simone.


S. Giuda Taddeo e suo fratello, S. Simone (il Cananeo), viaggiarono molti anni nel vicino Oriente, portando avanti una grandiosa opera di apostolato. Le fonti narrano che i due apostoli trascorsero molti anni fra la Babilonia e la Persia.


In Persia, i due apostoli trovarono un paese in guerra con l'India, nel dilagare di culti pagani alimentati da due perfidi maghi: Zaroes e Arfaxat. Giuda e Simone riuscirono a far allontanare da quelle terre i due maghi, e si recarono in Babiloni dove compirono una serie innumerevole di miracoli e guarigioni: quando i popoli di quelle terre videro i miracoli compiuti dai due apostoli, distrussero tutti i falsi idoli e i loro tempi.


Dopo la missione in Babilonia, S. Giuda e S. Simone si recarono presso le zone remote oltre i confini della Persia, e qui si imbatterono nuovamente nei due maghi, Zaroes e Afaxat, i quali vollero istigare la popolazione locale contro i due missionari. I due apostoli, giunti presso la città di Suanir, trovarono un popolo dedito a culti magici e oscuri, e quando i sacerdoti del tempio pagano tentarono di costringere i due apostoli ad adorare i loro falsi idoli, Giuda e Simone non si piegarono, e si mantennero saldi nella loro fede.


Nel tempio pagano, Giuda e Simone, ordinarono ai demoni di uscire dai simulacri ingannatori in cui si celavano, e due esseri terrificanti balzarono fuori con grida agghiaccianti. I sacerdoti e la folla si lanciarono inferociti contro i due apostoli massacrandoli con colpi di bastone e sassate.


I due fratelli, Giuda Taddeo e Simone il Cananeo, morirono assieme, fianco a fianco, nella coraggiosa difesa della verità, avendo nel cuore la consapevolezza e l'orgoglio di morire in nome di Cristo, e che la loro sofferenza, per una morte così terribilmente cruenta, sarebbe stato ulteriore merito per la loro gloria in Paradiso.


Il culto.


Oggi, San Giuda Taddeo è venerato nella Chiesa cattolica come il santo patrono della speranza, protettore degli afflitti, nei casi disperati e negli affari senza rimedio. Viene festeggiato il 28 ottobre, data corrispondente al giorno del suo martirio, avvenuto nel 70 d.C.


Le sue spoglie sono conservate nella Basilica Vaticana, in una cappella laterale, oggetto di venerazione da parte di fedeli da tutto il mondo. Il suo culto è oggi particolarmente diffuso nell'America latina, e negli Stati Uniti.


Molti sono coloro nel mondo che ogni giorno chiedono con fede la sua potente intercessione per ottenere delle grazie particolari. San Giuda è il santo dei disperati, di coloro che hanno perso totalmente la speranza, e chiunque si trovi in estreme difficoltà e si affidi a lui con sincerità d'animo e fiducia, troverà sicuramente un pronto aiuto.

 
 
 

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